Cossiga, adieu – B-log(0) :B-log(0)

Copio-incollo un bel post del blog Prometeo Secolo su cosa dovgremmo veramente ricordare di Cossiga:

Mauro Biani è sempre geniale con le sue vignette

“il più giovane sottosegretari alla difesa (1966), il più giovane ministro degli interni (1976), il più giovane presidente del senato (1983), il più giovane presidente della repubblica (1985)… ecco alcune cose di cui poco si parlerà a proposito di questo giovanotto:


1977. A Bologna, nel corso dei violentissimi scontri tra universitari e forze dell’ordine, viene ucciso Pierfrancesco Lorusso, un attivista di Lotta Continua. Durante le proteste scatenatesi a seguito di questo fatto, Francesco Cossiga, allora presidente degli interni, risponde inviando i mezzi blindati nella zona universitaria. In seguito vieta le manifestazioni di piazza, che però continuano in tutta Italia..
A Roma, al ritorno da un sit-in femminista, muore a colpi d’arma da fuoco, in circostanze tuttora non chiare, la diciannovenne Giorgiana Masi. In molti sospettano che il delitto sia avvenuto per rappresaglia (a causa del ferimento, due ore prima di un carabiniere). Giorgiana Masi diventa il simbolo della lotta universitaria e femminista. Nello stesso periodo, vengono lanciate ripetute accuse verso le forze dell’ordine, le quali mischierebbero agenti in borghese armati tra i manifestanti con il compito di generare caos e violenza. Cossiga non si dimette, sui muri il suo nome viene scritto con una “K” come iniziale e con la doppia esse a ricordare i metodi della polizia nazista.
2007. Trent’anni dopo, in un’intervista, Francesco Cossiga dichiara di essere una delle cinque persone a conoscenza del nome dell’assassino di Giorgiana Masi (ndS: ma tace)


1978. Nei primi mesi dell’anno Cossiga è intento a rivoluzionare completamente i servizi segreti, sciogliendoli e rifondandoli con urgenza e creando non pochi malumori, quando improvvisamente a marzo le brigate rosse sequestrano l’onorevole Aldo Moro. Cossiga crea due comitati di crisi, in cui molti componenti risulteranno poi iscritti alla P2 (lo stesso Licio Gelli ne fa parte). Interviene anche uno specialista americano, il quale, visti i sospetti di fughe di notizie, inizia a ridurre il numero dei partecipanti alle riunioni, fino a rimanervi solo lui e Cossiga, ma, avrà a dire che “la falla non accennò a diminuire” continuando a far giungere informazioni ai sequestratori. Cossiga in seguito non smentirà queste dichiarazioni, ma parlerà solo di “cattivo gusto”.
Non viene aperta nessuna trattativa con i rapitori e dopo il ritrovamento del corpo di Moro, Cossiga si dimette dall’incarico di ministro dell’Interno.


1979. Francesco Cossiga è presidente del consiglio, anche se la legislatura durerà solo fino all’autunno dell’anno successivo. In questo periodo, qualcuno avvisa il senatore della Democrazia Cristiana Donat Cattin che il figlio è indagato con l’accusa di essere coinvolto in episodi terroristici e gli consiglia di farlo espatriare. Il partito comunista indica l’ex ministro dell’interno, Francesco Cossiga, come autore delle indiscrezioni e il tribunale di Torino apre un’inchiesta. Cossiga, indignato, minaccia le dimissioni e il parlamento chiede scusa, ritenendo false e infamanti le accuse di favoreggiamento e rivelazione di atti d’ufficio. In seduta plenaria, vota per l’archiviazione del caso.
2007. A più di 20 anni dal fatto, quando ormai ogni accusa è caduta in prescrizione, Francesco Cossiga ammette in una intervista che era effettivamente lui la gola profonda.


1980. Nell’estate della sua presidenza del consiglio, un DC9, un aereo passeggeri partito da Bologna e diretto a Palermo, esplode nei cieli italiani e si inabissa nel mare tra le isole di Ponza e Ustica provocando la morte di 81 persone. Francesco Cossiga e il suo governo sono convinti fin dai primi istanti: una bomba a bordo è la causa dell’incidente. Che non si parli di missili o coinvolgimento da parte di forze armate italiane o alleate.
2007. A distanza di quasi 30 anni dall’incidente aereo, Francesco Cossiga dichiara in una intervista di “non poter dire, pur sapendolo, qual è il Paese alleato che, puntando male un missile, colpì il DC9“.
2008. Un anno dopo, sempre intervistato su Ustica, Francesco Cossiga, svela il nome del Paese alleato: “i francesi sapevano che quella sera sarebbe passato l’aereo di Gheddafi, ma il leader libico si salvò, perché lo apprese dai nostri servizi segreti e decise di tornare indietro”.


1980. Nella stessa estate, a circa un mese dal disastro di Ustica, una bomba alla stazione di Bologna provoca 85 morti e 200 feriti. Francesco Cossiga e il suo governo, dapprima attribuiscono la strage a un evento fortuito (lo scoppio di una caldaia), ma, appena diventano più chiare le dinamiche dell’accaduto, anche per loro si palesa l’idea che si tratti di una ordigno di matrice neofascista.
I processi si sono conclusi con l’arresto dei presunti esecutori materiali , ma dei mandanti nessuno sa nulla. Licio Gelli, maestro della P2, verrà condannato per depistaggio.
1991. Nel periodo dell sua presidenza dell repubblica, Francesco Cossiga, dichiarerà a proposito della bomba a Bologna di essersi “sbagliato”, nel 1980, a definire “fascista” la strage alla stazione e di essere stato “mal indicato” dai servizi segreti.
Negli anni successivi (2004), Cossiga, tornerà sull’argomento e aggiungerà come la strage non sia da imputarsi al terrorismo nero, ma ad un “incidente” di gruppi della resistenza palestinese operanti in Italia… (ndS: dette così sono solo parole al vento mai arrivate ad un vero processo… fuori la verità!)


1990. In un nascondiglio all’interno di un appartamento, ex covo delle brigate rosse, viene ritrovata, in maniera fortuita, la seconda parte del memoriale di Aldo Moro. In quegli scritti si parla di una organizzazione segreta e cui fanno parte esponenti del governo e vertici militari, che esiste dalla fine della seconda guerra mondiale e che ha lo scopo di salvaguardare e mantenere un certo ordine politico-sociale e che dispone di armi e di un esercito da attivare in caso di necessità. Si tratta di Gladio.
Per il governo (allora presieduto da Andreotti) è uno scossone tale da portarlo alla crisi.
Francesco Cossiga non si presenterà mai a nessun processo quando gli verranno chieste spiegazioni su questo e altri argomenti; continuerà, però, a farsi intervistare e a rilasciare dichiarazioni in cui ribadirà che Gladio è “una cosa legittima, anzi doverosa”.”

Aggiungo a questo post anche la tristemente famosa intervista su come trattare i manifestanti alle proteste contro la riforma Gelmini (di cui qui trovate l’articolo originale da “Il Giorno” [in pdf]):

Cossiga: “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…”

Giornalista: “Gli universitari, invece?”

Cossiga: “Lasciarli fare. Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Universitndà, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città“.

Giornalista: “Dopo di che?”

Cossiga: “Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri”.

Giornalista:Nel senso che…”

Cossiga: “Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano“.

Giornalista: “Anche i docenti?”

Cossiga: “Soprattutto i docenti”.

Giornalista: “Presidente, il suo è un paradosso, no?”

Cossiga: “Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!”

Giornalista: “E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? In Italia torna il fascismo, direbbero”.

Cossiga: “Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio”.

Giornalista: “Quale incendio?”

Cossiga: “Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese”.

Che riposi in pace.

All’inferno però (visto che era Cristiano quello mi pare l’unico luogo adatto a chi proferisce parole del genere, non credete?)