Il paradiso (fiscale) della Chiesa Cattolica – B-log(0) :B-log(0)
La Chiesa Cattolica è una spesa per lo Stato Italiano di oltre 4 miliardi di euro, l’equivalente di un Ponte sullo Stretto di Messina ogni anno.
Di questi, 1 miliardo provengono dall’8 per mille, ma gli altri 3? Sono finanziamenti diretti di Stato e comuni, mancato gettito fiscale, esenzioni varie…
Una religione non dovrebbe auto-finanziarsi con i soldi delle offerte dei propri fedeli? Se i fedeli non vogliono finanziarti deve essere lo Stato a tenere in piedi tutto il resto?
Partiamo dall’8 per mille.
Analizzando i documenti che la stessa Chiesa Cattolica mette online, nella scelta dell’8×1000 quasi il 90% degli italiani sceglie “chiesa cattolica” quando deve scegliere a chi donare la propria percentuale di tasse. Peccato che la realtà sia diversa e ben il 60% delle persone NON sceglie nessuna opzione, e non sa che questa mancata scelta equivale a lasciar scegliere ad altri la destinazione dei propri fondi. Infatti nel calcolo effettivo si prendono tutte e sole le schede compilate e da quel totale si ottiene il 90% che la Chiesa Cattolica sbandiera nel suo sito, ben felice di intascarsi dell’8 per mille, cioè un miliardo (anche i soldi di coloro che non hanno scelto nessuna opzione).
Questa è una mostruosità che il nostro Stato accetta da decenni, pur sapendo che è sbagliato sotto ogni punto di vista, difatti il 5 per mille per le organizzazioni non governative funziona in modo completamente diverso.
“Ma i soldi alla Chiesa verranno spesi in opere di bene”, si dice.
Andiamo a controllare nei dati ufficiali.
Negli ultimi 29 anni solo il 18-22% del totale dei soldi dell’8 per mille vanno in opere di carità (l’8% viene speso in opere nel terzo mondo), mentre il 43% va in “esigenze di culto” e il restante 37% in “sostentamento del clero”.
Tra le “esigenze di culto” ci sono 9 milioni di euro che vanno ad aiutare le persone che intraprendono il “processo di nullità di matrimonio” alla sacra Rota.
Non è molto noto ma esistono ben 19 tribunali ecclesiastici in cui si può andare a chiedere la nullità del proprio matrimonio che, se accettata, permette di risposarsi nuovamente in Chiesa. Mi sembra un opera essenziale per la società italiana, vero?
E sapete dove va l’1% circa del 8×1000 cattolico? Finisce in pubblicità. Ben 10 milioni di europer quegli spot ricolmi di aiuti al terzo mondo a cui in realtà arriverà solo quel piccolo 8% di fondi…
A questo miliardo di euro aggiungiamo:
– totale esenzione fiscale, comprese imposte su successioni e donazioni, per le parrocchie e gli enti ecclesiastici;
– pagamento degli stipendi agli insegnanti di religione (nominati dai vescovi ma pagati dallo Stato): 650 milioni.
curiosità: quando un vescovo revoca l’abilitazione ad un insegnante lo Stato è obbligato a trovargli un impiego alternativo
– finanziamenti alle scuole cattoliche e agli ospedali cattolici: 700 milioni.
– pagamento delle pensioni al clero (sì, lo Stato paga le pensioni ai preti!)
– sovvenzioni per i beni artistici posseduti dalla Chiesa;
– contributi ad una miriade di associazioni e organizzazioni cattoliche da parte degli Enti Locali e dello Stato;
– spese dei viaggi e dei trasferimenti del Papa (quando usa aerei/elicotteri dell’aeronautica militare, cioè spesso)
– mancato incasso dell’ICI, l’esenzione da Irap, Ires e altre imposte (400-700 milioni per l’ICI, 500 per le altre tasse)
(le proprietà della Chiesa cattolica italiana rappresentano un quinto del patrimonio immobiliare italiano)
– spese una tantum per i “grandi eventi” (esempio: per il Giubileo sono stati spesi quasi 2 miliardi di euro!)
Oltre a queste sovvenzioni e sconti esistono un mare di vantaggi minori ma estramemente fastidiosi perchè dati a senso unico alla “religione di Stato”:
– la Chiesa (a differenza delle altre confessioni) riscuote i fondi dell’8xmille in anticipo, mentre gli altri aspettano ben 4 anni;
Senza contare che il Vaticano inibisce, attraverso il cospicuo manipolo di parlamentari a lei devoti, che nuovi concorrenti accedano alla ripartizione dell’8 per mille, a cui teoricamente dovrebbero poter partecipare anche altre religioni;
– La legge finanziaria del 2005 ha stanziato 1 milione di euro a solo uso di Radio Padania e Radio Maria;
– L’art. 6 dei patti lateranensi rende la fornitura idrica al Vaticano completamente gratuita (5 milioni di metri cubi per innaffiare i giardini);
– lo Stato usa metà dei propri incassi dell’ 8 per 1000 per ristrutturare beni culturali di proprietà del Vaticano, che così può utilizzare i propri soldi per altri motivi;
– la religione cattolica è l’unica religione al mondo ad avere una propria banca per maneggiare affari e investimenti, l’Istituto Opere Religiose (IOR), una banca più impermeabile ai controlli delle isole Cayman, più riservata delle banche svizzere, si può dire che sia un vero paradiso (fiscale).
Ora, vorrei mettere in chiaro che la Chiesa in certi casi fornisce un servizio pubblico che lo Stato non riesce a dare in certe zone d’Italia, e quindi è giusto dare delle sovvenzioni o sconti fiscali a quelle scuole/ospedali/centri ricreativi che migliorano la qualità della vita dell’intera popolazione.
Allo stesso tempo però sarebbe necessario limitare gli sprechi e i privilegi di quella che possiamo considerare una “Casta nascosta”, che tutti hanno paura di attaccare per evitare di venir considerati comunisti bolscevichi nemici della civiltà cristiana dalla gran parte dei media succubi al Vaticano.
E’ possibile aiutare la Chiesa dove realmente necessario, curare e ristrutturare ciò che di grandioso è stato creato nei secoli in campo artistico, fornire anche un finanziamento dalle tasse tramite un 8 per mille regolamentato ma, allo stesso tempo, evitare di calarsi le braghe davanti al potere del Vaticano, ad esempio osservando come funziona in certi paesi europei!
Prendiamo alcuni esempi.
La Francia è proprietaria diretta di tutti gli edifici di culto costruiti prima del 1905, quindi ovviamente li restaura a spese dei contribuenti, tutti a favore dell’arte a prescindere dal credo religioso. In Spagna esiste il 7 per mille, ma solo chi espressamente sceglie di devolverlo alla Chiesa darà il proprio contributo, non tutti.
E’ così anticlericale fare le seguenti proposte?
1) 8 per mille a scelta diretta, non selezionare esplicitamente il proprio volere equivale lasciare l’8 per mille allo Stato (come per il 5 per mille, dopotutto)
2) esenzione dal pagamento di ICI per gli immobili della Chiesa destinati ad uso “sociale” (assistenza, ricreazione, culturali), ma obbligo di pagamento per luoghi di culto e di commercio (innumerevoli gli alberghi cattolici che non pagano un euro di tasse!);
3) eliminazione dell’ora di “religione cattolica” da sostituire con ora di “storia delle religioni e della morale”, togliere ai vescovi la possibilità di scegliere/allontanare gli insegnanti;
4) finanziamento a scuole e ospedali cattolici, ma solo dopo la firma di accordi di laicità (all’università cattolica di Milano è richiesto il foglio di Battesimo per l’iscrizione, altrimenti bisogna fare un colloquio con l’assistente ecclesiastico (!!), mentre all’ospedale San Raffaele si rifiutano di eseguire l’interruzione di gravidanza!).
5) forte controllo sulle operazioni della banca Vaticana, spesso implicata in scandali e misteri che non hanno precedenti nella storia. Anche loro devono rispettare le norme internazionali anti riciclaggio.
Tutto questo continuerebbe a sovvenzionare la Chiesa Cattolica, ma farebbe comunque risparmiare allo Stato un bel po’ di soldi che si potrebbero usare per creare centri di assistenza e ricreazione “laici” (perchè affidarsi alla Chiesa se possiamo farlo da soli?), attuare forme di aiuto ai meno fortunati e al terzo mondo senza affidare questo complesso compito a persone che esportano l’idea che per risolvere l’AIDS bisogna evitare di fare l’amore…
Sono forse pazzo?
Gran parte dei dati hanno come fonte il libro “La Questua – Curzio Maltese”, altri sono presi da documenti ufficiali provenienti dal sito 8xmille.it
p.s. donando l’8xmille alla Chiesa Valdese si sa per certo che quei soldi andranno esclusivamente per progetti sociali, assistenziali e culturali. Info qui.